In queste settimane abbiamo già raccontato diverse imprese dei nostri triathleti Freedogs, ma questo è uno sport che non smette mai di stupire: mai uguale, presenta tante varianti ed ogni volta c’è una nuova sfida da raccontare. Domenica 26, sul lago di Scanno in Abruzzo, si è svolta la tappa Italiana del circuito internazionale di Triathlon X-terra, cioè il triathlon off-road; si nuota nei laghi per 1,5 Km, si pedala tra i boschi in mountain bike per 30 Km e si corre su sentieri sconnessi per 10 Km. Probabilmente non esiste un altro sport che ti faccia sentire così libero e completo! Tutte le gare sono molto differenti tra loro, a seconda dei percorsi, del terreno e delle condizioni meteo che rendono queste gare molto dure ed assolutamente uniche.
Se a questo aggiungete una giornata piovosa, tanto fango, dislivelli da capogiro e percorsi insidiosi, allora potete immaginare cosa possa essere stata la gara di domenica. In una competizione come questa non poteva mancare un Free Dogs, una donna, una tosta: la nostra campionessa Paola Marconi! L’aggettivo “campionessa” non è usato solo per circostanza, perché Paola non solo ha completato la gara, ma è giunta prima della sua categoria, conquistandosi di diritto la qualificazione per partecipare al mondiale X-terra che si terrà a Maui alle Hawaii! Un sogno per tanti, un privilegio per pochissimi! Dietro questo risultato c’è tanto allenamento, determinazione, forza di volontà, grinta:
Solo dopo aver fatto una gara del genere puoi raccontarla!
Quindi doveroso che sia Paola a parlarvene:
“Chi l’avrebbe detto quella sera del 24 gennaio scorso, entrando nell’acqua della piscina per la prima volta dopo 33 anni, che da lì a 6 mesi avrei nuotato nel lago di Scanno… Eppure in questi 6 mesi ogni nuotata, ogni corsa, ogni pedalata ha avuto come unico obiettivo quel traguardo, il suono di quel chip che mi avrebbe detto è finita: sei una triatleta!
Quanta adrenalina in corpo, immersa nell’acqua fredda del lago, alla partenza, poi lo start, le prime bracciate veloci…e piano piano ecco che arriva la prima boa, poi la seconda, poi tutte le altre, fino a completare i 1500 del percorso di nuoto e raggiungere la riva del lago con il primo traguardo. Oddio, sono tra gli ultimi a uscire, e alla zona cambio non c’è più nessuno… ma dopo c’è la bici, la mia bici, che mi aspetta…. Quanto tempo per togliere quella benedetta muta! Piove sempre più forte, i calzini che non entrano, le scarpe che non si allacciano, i manicotti che non scivolano, i guanti che non trovano le dita….e finalmente, dopo quasi 6 minuti, prendo il volo… E via pedalando, finalmente nel mio elemento, nella terra, nel fango che aumenta sempre di più e la bici che diventa un piccolo lunapark… Così piano piano risalgo posizioni, inerpicandomi lungo la salita, al mio ritmo tranquillo e regolare… Ma quanto si scivola! Sul percorso mi fermo a soccorrere una mia amica; è caduta e si è rotta un braccio… mi fermo, non posso lasciarla lì. Chiamiamo i soccorsi e aspettiamo per un tempo interminabile che arrivi qualcuno! Poi finalmente arriva un angelo… così io riprendo: La gara continua. … il rischio fa parte del gioco. E quindi su, sempre più su, fino alla cima del monte, sotto una pioggia che si fa sempre più a dirotto… Poi arriva la discesa. Ne ho viste tante, giuro, in tante gare che ho fatto, ma questo fiume di fango davvero non me lo ricordo! Non so come abbia fatto a scendere, mi ricordo solo fango dappertutto. Continuo, nel terreno ormai impraticabile, salendo e scendendo dalla bici come un’altalena… Così, dopo quasi 3 ore e mezza, finiamo anche la seconda frazione. Di nuovo alla zona cambio. Stavolta parecchie bici mancano, ho recuperato un po’ di posizioni… Adesso resta solo la corsa. Si parte, correndo, le gambe sembra ci siano… fino alla prima salita inerpicandomi su sassi, fango e cespugli, sotto la pioggia che silenziosa mi lava il viso. Che bello correre a rotta di collo lungo le discese, che adesso sembrano più dolci, una cascata di fango dove pattinare! Poi la vista del lago. L’ultimo, unico rettilineo di asfalto dopo più di 5 ore nella terra. No… non ci posso credere… è davvero finita. Taglio il traguardo: Dio che emozione… Sento il mio nome gridato dallo speaker, l’abbraccio di Sergio, poi di fronte a me l’acqua placida del lago per l’ultima immersione… purificatrice. Mi butto nell’acqua, che sembra più calda adesso, per lavarmi finalmente di dosso tutto il fango e quasi rinascere... a nuova vita. Si, perché oggi ho varcato un confine. Il limite tra quello che fino a ieri potevo fare e quello che da adesso in poi farò. Perché questo è il senso di queste sfide. Cercare e mettere alla prova i propri limiti. E spostarli ogni volta sempre un po’ più avanti, allargando piano piano i propri orizzonti. E magari un domani, da vecchi, pensare, guardandosi indietro… io c’ero, io ci ho provato, io ci sono riuscita.
E l’emozione di quel ricordo mi terrà vivo il cuore”.
E noi possiamo solo aggiungere: Brava Paola, bravissima !